Buona sera a tutti!
Questo giovedì è stato piuttosto laborioso. Tutta la mattina
a studio, dove ho letto non so quante pagine di relazioni e atti. Poi ad
allenamento, dove ho dovuto fronteggiare la noia.
Stasera, invece, sono di ottimo umore. Non so come, ma mi
sembra di essermi tolta un peso dallo stomaco, oggi. Ho cenato presto, tutto è
in ordine in casa, scrivo il post affiancata da un albero di Natale illuminato
(che adoro, anche se ancora gli mancano delle decorazioni), tra poco bevo la
tisana, anzi, il decotto, e poi a nanna presto. Mi sembra una bella serata, da
pantofolai, ma carina lo steso.
Oggi mi sono messa a pensare alla resistenza. Non solo quella
fisica che ci consente di superare dolore e fatica. Ma soprattutto a quella
psicologica, che è sempre più dura e stronza di quella fisica. Finchè si tratta
di comandare il corpo, ci sono: fai questo, vai lì, alza quello… Tutto nella
norma. Però, quando si tratta di governare la testa, si apre un mondo di
delirio.
Affrontare il mondo non è cosa semplice per nessuno. Non lo è
per le persone senza handicap, per quelli che devono prima superare un ostacolo
di natura fisica o visiva lo è ancora di più. E questo lo sappiamo tutti. Ci
sono mille difficoltà, infiniti dubbi, perplessità, paure. Dovremmo costantemente
raccontarci la favola del buon soldato, cioè quella che ci sprona a lanciare l’anima
oltre l’ostacolo e lottare con tutte le nostre forze. Tutto questo è verissimo,
ma è talmente vero che spesso non si può applicare immediatamente nella realtà.
Mi spiego meglio.
Quando ho dei dubbi, magari anche qualcosa di abbastanza
serio, posso recitare mille e mille volte che devo continuare a martellare
finchè non ci riesco, ma sempre avrò nella testa quella vocina che mi sibila
che sto sprecando tempo. Forse, a volte, è meglio fermarsi un attimo e
ragionare sulla situazione. Andare avanti come muli, inconsapevoli e rigidi,
non credo sia una buona idea.
Una persona molto saggia che conosco dice sempre “La testa
pilota del corpo”, e credo che debba sempre essere così.
Se sono afflitta da qualche paura o perplessità, non trovo
vantaggioso passare oltre e continuare a procedere, neanche fossi un trattore.
Se davvero si tratta di una cosa che mi sta a cuore, mi sento sempre più sicura
quando mi fermo per un secondo, mi guardo intorno, e ragiono sulla mia
posizione.
Voglio davvero questa fatica? Vale la pena superare questa
paura? Mi piace, anche solo un pochino? Lo faccio per me o sono spinta da
altri?
Queste domande mi portano a pensare a fondo e a capire che
cosa voglio fare. Ci sono dei momenti in cui bisogna obbligare la testa a
spremersi e a trovare una soluzione. Siamo sempre a un passo dal risolvere i
nostri problemi, ma la testa, che certo viene governata dalle emozioni, oltre
che dai pensieri, potrebbe farci allontanare. Ma questo penso sia normale.
Resistere a tutti gli stimoli negativi che ci arrivano e ci
creiamo da soli è importante, forse più che continuare a sbattere la testa
contro il muro.
Questo è quello che chiamo resistenza psicologica. Non al
dolore e alla fatica che ci provochiamo, ma ai nostri stessi dubbi e agli
ostacoli che poniamo noi stessi sul nostro cammino. Oggi, che mi sono fatta
queste domande e ho costretto il cervello a imboccare la strada della ragione,
mi sono sentita molto meglio, alleggerita, ma soprattutto serena e un po’ più
motivata ad andare avanti.
Le strade che possiamo scegliere noi talpette sono sempre
difficli, accettiamo questa realtà. Non esisterà mai per noi la scelta comoda,
l’opzione easy che ci può dare quello che vogliamo senza dover prima combattere
con le unghie. Ma una volta che dentro di noi pensiamo a quello che vogliamo,
una volta che ci rendiamo conto che quella fatica vale la pena, per noi e per
il nostro futuro, allora tutto diventa un po’ più sopportabile.
Mi rivolgo a tutti i ragazzi, giovani e giovanissimi, che
oggi stanno combattendo contro la discriminazione, la diversità negativa, la
cattiveria. Ragazzi, fidatevi, possiamo vivere bene e vivere sempre meglio in
futuro. Basta che ci decidiamo a scegliere per noi stessi e che cerchiamo di
restare in piedi, fermi sulle nostre decisioni. Saremo sbattuti a terra dal
vento, sì, ma se pensiamo che ne vale la pena e che possiamo farcela, tornare
su non sarà poi così tragico.
Vado a bere la mia tisana! Anzi, decotto! Ho imparato una
nuova parola!
XOXO