Buon Natale!



Buon Natale a tutti!

Se, invece, non festeggiate il Natale, spero stiate passando delle belle vacanze! Ci vuole un po’ di pausa dopo settimane di duro lavoro! Mi auguro che i vostri programmi siano stupendi e che possiate ricevere tutto quello che desiderate.

Per noi, qui nel borgo, è stata una bella giornata. Abbiamo festeggiato, abbiamo mangiato, abbiamo bevuto e siamo stati in pace e serenità.

È il periodo dei messaggi in favore della soliderietà e della bontà. Cercano di ispirarci ad essere più gentili, tollenranti, generosi, sensibili ai problemi del prossimo. Non credo che questi appelli siano stati ben accolti dal pubblico: mi sembra, al contrario, che la gente in giro sia più stressata e nervosa del solito, superando i regolari livelli di pazzia.

Però, a questo punto, un messaggio di solidarietà lo voglio fare persino io. Premetto che detesto il buonismo ipocrita e la sensibilità che deriva dalla pubblicità e non dal sentimento. Cosa significa che a Natale dobbiamo essere più buoni? E il resto dell’anno allora? Vedo questi trend come delle scatole vuote. In più, sta dilagando la terribile convinzione che chi chiede aiuto alla comunità sia solo un approfittatore che cerca di succhiare il sangue a chi deve lottare quotidianamente per lo stipendiò. Di lì, il passo è breve per arrivare alla discriminazione e alla intolleranza sociale.

È purtroppo vero che l’Italia sembra impegnarsi di più per chi è arrivato oggi mentre dimentica chi qui ci vive da una vita e ha difficoltà di qualche sorta. Credo che sia una bella prova di civiltà il fatto che tante persone lavorino ogni giorno, in qualunque condizione meteo, affinchè disperati provenienti dalle zone più violente e tristi del mondo, abbiamo una chance di immaginare un futuro. Stiamo palando di Paesi dove non si può neanche essere sicuri di arrivare a un nuovo giorno, figuriamoci sognare la vita come possiamo farlo noi. Esistono tra questi disgraziati, persone che vengono per approfittarsi di noi e della nostra propensione alla solidarietà. Queste persone andrebbero allontanate, perché ledono anche la dignità di quelli che per davvero sperano di trovare pace, onestà e serenità nell’esistenza.

Ma anche noi che siamo nati in Italia, stiamo passando un periodo non semplice. La pazienza è quasi agli sgoccioli, qualsiasi cosa fa scattare la rabbia e in pochi riescono a guardare oltre la propria miseria quotidiana.

Ma i periodi duri sono sempre esistiti. Questo, in particolare, è tosto come una torta della nonna lasciata all’aria per un mese. Ma non per questo dobbiamo lasciarci andare all’egoismo, all’individualismo e alla cattiveria. Siamo tutti responsabili gli uni degli altri, nessuno ci pensa a questo, ma è così.

Il mio messaggio di solidarietà non consiste nel “abbracciate chi vi sta accanto”, perché magari non siamo tutti così espansivi.

Domani, 26 dicembre, in molti saremo a casa. In ogni caso, il weekend è vicino e in tanti potremo stare dentro le mura domestiche.

Aprite l’armadio, fate una bella pulizia di tutti gli indumenti che trovate nel vostro guardaroba. Sono assolutamente certa che troverete un maglione, una felpa, una sciarpa o anche solo delle magliette che per qualche ragione non usate più. La taglia è cambiata, il maglione è un po’ liso, oppure un regalo di una zia che ha dei gusti tutti suoi. Di certo, qualcosa che non indossate e che allo stesso tempo non è da gettare al macero, c’è.

Fate un sacco di quello che per voi è superfluo, per un motivo o per l’altro. Portatelo in parrocchia, alla associazione di cui vi fidate, oppure direttamente alla caritas o a quel barbone che vedete sempre per strada e che sta battendo i denti dal freddo. Evitate i bidoni pubblici: ho visto varie volte gente che proprio povera non era, rovistare dentro questi cassonetti. Non so cosa se ne facciano, ma di certo gli indumenti non arriveranno a destinazione.

Sapete che remo sul Tevere. È uno spettacolo di cui pochi possiamo godere. La Roma tiberina è ferma a decenni fa: non c’è il traffico del piano superiore e la gente che vedi passare non è quella isterica che gira sui marciapiedi. Certo, si potrebbe fare molto di più per restituire il Tevere e le sue sponde fertili alla cittadinanza, ma sotto quei ponti meravigliosi, ci sono delle persone che hanno perso la dignità. Gente che abita dentro dei cartoni, che usa la riva per tutto quello che possono sfruttare. Dormono alla diaccio, senza servizi igienici e senza niente per riscaldarsi. Questi non sono i filibustieri che succhiani la linfa dalle nostre vene perché ritengono di avere solo diritti e nessun dovere in Italia. Sono disperati, persone cadute in disgrazia e nella miseria più nera. Non hanno un passato e forse non avranno mai un futuro.

È a queste persone che penso mentre sono seduta nel salotto caldo di casa dei miei genitori, con la TV accesa su un documentario e il profumo dei biscotti allo zenzero appena cotti nell’aria.

Anche noi stiamo vivendo un periodo ben lontani dall’essere sereno, ma liberandoci del superfluo, e di sicuro qualcosa di troppo ce l’abbiamo, faremo solo del bene a persone che non hanno alcuna prospettiva.

Ribadisco che secondo me la soluzione non è quella di mantenerli con la solidarietà all’infinito, ma insegnargli un mesterire così da renderli indipendenti e liberi, padroni della propria esistenza. Ma finchè questo non accadrà, regalare una vecchia giacca e il maglione a trecce fucsia che ci ha regalato la zia, gli consentirà di non morire. Perché di morte prossima parliamo.

Non dovremmo pensare al prossimo solo un giorno l’anno. Che vita triste e vuota sarebbe? Ma se è questo il periodo dei messaggi di solidarietà, allora aggiungo il mio alla massa di ipocrisie che dilagano oggi.

Spero abbiate una felice serata e che questo giorno di pace vi sia stato davvero utile per trovare di nuovo la vostra pace interiore.

Auguri a tutti!


XOXO