iShalom!



Shalom a tutti!

È martedì 27 gennaio 2015 e sono passati esattamente 70 anni dall’arrivo ad Auschwitz delle truppe sovietiche. Oggi celebriamo il Giorno della Memoria, in ricordo di tutte le vittime della Shoah.

Non è facile iniziare questo post, ci sono moltissime cose da dire su un argomento così delicato, una ferita ancora ben aperta e ben sanguinante nella storia dell’uomo. Sento che c’è anche molta confusione, molti punti di vista e, purtroppo per noi, tanta ignoranza.

Vi dirò solo quello che è il mio pensiero, e non la mia posizione in merito. Credo sia fuorviante, ma quello che penso deriva da studio personale che ho affrontato da sola ed essendo una posizione, la mia, estremamente moderata e fondata sulla razionalità, spero di cogliere l’attenzione di chi legge.

In generale, si crede che essendo passati così tanti anni, le atrocità delle guerre mondiali non ci riguardino più. Ma non è assolutamente così. Vi porto ad esempio il mio liceo. Io ho studiato nella Scuola Europea di Bruxelles, un istituto bellissimo che mi manca molto. Nel corso di storia, però, l’insegnamento terminava al 1913, quindi prima della Grande Guerra, per riprendere nel 1962 con la crisi missilistica di Cuba. Un gap di cinquant’anni in cui l’umanità è cambiata radicalmente e nulla è più rimasto uguale a prima. Nella Scuola Europea si concentrano tutte le nazioni dell’Unione e forse, certi studenti provenienti da determinati Paesi, potrebbero sentirsi chiamati in causa, se non addirittura colpevolizzati, durante la trattazione di alcuni passaggi storici recenti. A riprova che, nonostante il mero numero di anni trascorsi, le guerre mondiali hanno inciso sulla mente delle persone molto più di quanto si possa immaginare. Come ho detto, quello che so deriva dal mio interesse personale: ho letto di tutto e tutti gli autori hanno una visione della storia molto marcata. Dicono che la verità sia nel mezzo, e penso di aver raggiunto un buon equilibrio in quello che penso sulla materia delle guerre e di tutti i fatti dell’epoca.

Quello che più mi colpisce e spaventa dell’odio nazista non è la figura di Hitler, che ritengo un pazzo furioso, ossessionato da complessi personali e che, se fosse vissuto oggi, probabilmente sarebbe stato ricoverato in qualche istituto di igiene mentale. Mi spaventa la massa di perone che lo ha seguito ciecamente, senza empatia, senza ragione, senza umanità. Comprendo e accetto il singolo folle, l’individuo deviato che forse andrebbe aiutato a guarire. Non comprendo e non accetto la folla di persone perfettamente in grado di distinguere il bene dal male, che seguono bovinamente un capo carismatico, sì, ma portatore di discordia e odio immotivato. Che cosa succedeva in quegli anni nell’animo delle persone, da portarle a perdere definitivamente la solidarietà, il senso di unione e di responsabilità civile, conducendole alla follia della discriminazione e dello sterminio? È vero che all’epoca il mondo era più piccolo, si conosceva meno dei fatti che accadevano quotidianamente e che si poteva veicolare l’opinione pubblica con vari mezzi. Ma la coscienza dell’individuo dove era andata? Come avevano fatto così tante persone ad essere sedotte da principi così folli? Hitler e i suoi gerarchi, così come i suoi seguaci, non erano mostri, demoni o entità provenienti da un altro pianeta. Non è giusto elevarli a esseri di origine diversa. Pochi hanno il coraggio di dire che erano esseri umani, persone, uomini, che erano stati bambini, poi sono cresciuti e da adulti hanno scatenutato una folle corsa alla morte. Uomini, come il nostro vicino di casa, come il giornalaio e il pediatra, come nostro padre e nostro fratello. E proprio per questa loro innegabile appartenenza al genere umano, quello che è accaduto potrebbe senza dubbio tornare. Primo Levi diceva che comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario, per chiunque, noi inclusi, potremmo essere sedotti dall’oscurità in qualsiasi momento.

Possiamo affermare di essere diversi, migliorati o più evoluti rispetto all’uomo degli  anni ’30? Io non credo. Ci facciamo trattare come carne da macello, consentiamo che ogni gioorni l’inciviltà e la cattiveria dilaghino, crediamo a falsi miti e siamo facili prede della pubblicità ingannevole. Abbiamo più tecnologia, ma spesso la utilizziamo per fini tremendi. Ecco, così siamo diversi dall’uomo del 1930: abbiamo un pc.

Se ci rimane difficile immaginare quello che succedeva in quegli anni, proviamo a fare il gioco del “e se succedese a me?”. Ci piacerebbe essere arrestati, incatenati, stipati su camion e treni senza finestre, privati dei nostri beni materiali, divisi dalle nostre famiglie, marchiati come bestiame, vivere con un fucile puntato oppure morire appena giunti a destinazione? Ci piacerebbe sopravvivere a fame, sete, maltrattamenti, esperimenti scientifici, vessazioni, stupri, lavori forzati, vedendo che le stesse cose stanno accadendo ai nostri amici e ai nostri familiari? A me, non piacerebbe e credo che a nessuno di voi piacerebbe. E poi, quando dovesse terminare questa atrocità, come si fa a tornare a casa? Quale casa, poi? Come si fa a trovare la normalità, quando quello che avevi non esiste più e vai avanti sapendo che dietro di te ci sono milioni di cadaveri?

Quello che è successo al popolo ebraico piuò accadere in qualsiasi momento dovqunque a chiunque.

Tra l’altro, credo sia sbagliatissimo parlare delle atrocità naziste come un episodio unico dell’epoca. Lo zia di una mia amica slovacca venne arrestato e mandato a fare i minatore sugli Urali per diciotto anni, perché si rifiutò di cantare davanti alla statua di Stalin in centro a Bratislava. Tornato a casa, non era più lui. Ma nessuno era qualcosa o qualcuno, dopo decenni di dittature sovietica. Morì agonizzando per un tumore al fegato qualche anno dopo lo scioglimento dell’Urss. I nonni di una mia amica estone, popolo distrutto dai russi in quanto non slavi ma suomi, vennero incarcerati e portati in un gulag in Siberia negli anni ’60. Di loro si persero le tracce finche, dopo decenni di ricerche, negli anni ’90, la ragazza è venuta a conoscenza di cosa gli era accaduto. Erano stati sottoposti a trattamenti clinici sperimentali, identici a quelli che Mengele praticava nei campi di sterminio. Cercavano le deviazioni del genere umano su persone che non appartenevano alla stessa etnia dei russi. Per non parlare, poi, delle foibe, dove entravi e non uscivi più. Le mie due amiche, dopo anni da quei fatti, ancora oggi, appena sentono la parola “Russia”, si sentono male. Si rifiutano di avere a che fare con russi e qualsiasi cosa sia inerente a quel Paese. Reazioni esagerate? Un po’ di diffidenza ce l’avrei anche io, onestamente. Quando ti toccano la famiglia, chiunque reagisce aggressivamente.

Purtroppo, gli uomini sono maestri nell’inventare metodi di tortura e di morte lenta e dolorosa. È facilissimo inventare motivi per odiare e discriminare il diverso, e di ragioni per essere etichettati come diversi ce ne sono sempre in abbondanza.

Ma come diceva Silvio Pellico, eroe dell’indipendenza di questo Paese disgraziato e martoriato, non bisogna odiare gli ignoranti, ma l’ignoranza. Non dobbiamo additare i tedeschi o i russi di oggi per quello che è accadeduto decenni fa. Loro non c’erano e non potevano nemmeno scegliere da che parte stare. Quello che possiamo fare oggi, tutti, globalmente, è ragionare e pensare a quello che è successo e a come possiamo fare noi oggi. Siamo in grado di avere responsabilità e di compiere scelte responsabili, per noi e per il futuro di questo pianeta. Possiamo guardare con sguardo fresco davanti a noi, e decidere come comportarci. Abbiamo il potere e la possibilitàà di scegliere e questa è una capacità incredibilmente potente.

La ragione e la tolleranza, però, sono più lente e silenziose delle armi da fuoco. La pace si trova nella serenità della convivenza e del compromesso, non nel furore della guerra. Io credo che una voce onesta e portatrice di pace sia sempre più forte dell’odio, anche quando bisbiglia.

E poi pensate agli ebrei! Non sono solo Shoah! Sono un popolo super interessante, con una storia incredibile alle spalle, con tradizioni e festività bellissime che dovrebbero solo attirare la nostra attenzione per saperne di più! Pensate a queste persone che, nei secoli, si sono sempre spostate, maltrattate in ogni dove, ma che hanno tenuto botta fino allo sfinimento, portando il Medio Oriente e una delle tre religioni monoteiste nelle città del mondo. In più, essere ebrei non significa solo andare in Sinagoga e festeggiare con riti liturgici le ricorrenze durante l’anno. Si tratta, infatti, di vera e pura cultura. Dovremmo essere contenti di avere queste persone intorno, perché una prospettiva della vita diversa ma molto affine a quella classica cattolica, secondo me, fa solo crescere il livello di educazione e conoscenza generale. Hanno anche del cibo tradizionale ottimo, ma davvero molto buono! Chiaramente, essendo tantissimi individui, potete incontrare persone più simpatice e persone meno simpatiche, ma questa è la normalità di tutto il genere umano. Voi conoscete solo cattolici simpatici o lombardi super lavoratori o siciliani che mangiano solo cannoli e cassata? Andiamo oltre allo stereotipo e alle apparenze, andiamo a vedere cosa c’è dietro il velo di mistero che ricopre la novità e la diversità!

E come sempre, buona novità a tutti!


XOXO