News mediche dalla Svizzera!



Buon sabato sera a tutti!

Finalmente sono tornata e non potrei essere più felice!

Vorrei spiegarvi i motivi della mia assenza e parlarvi del posto dove sono stata curata, prima di diventare definitivamente cieca, ovvero, Losanna in Svizzera!

Sapete che sono atleta, o almeno, cerco in tutti i modi di vincere le circostanze negative che si frappongono tra me e l’attività sportiva. Se potessi, mi dedicherei esclusivamente al canottaggio: è uno sport bellissimo, pieno di valori sani e ti riempie di soddisfazioni. Purtroppo, però, come disabile, non posso essere assunta dalle forze armate come gli atleti normodotati, quindi devo impegnarmi quotidianamente nella pratica di una professione che mi può dare prospettive a lungo termine.

Ma sto divagando.

I primi giorni del 2015 ero in montagna a sciare. Poi sono tornata a Roma e mi sono chiusa in palestra per rifinire la mia preparazione per i Campionati italiani di indoor rowing, dove ho vinto l’oro e battuto il mio record. Infine, questa settimana, ho cercato di riposare l’occhio che vede il più possibile, dato che ieri ho affrontato la visita oftalmologica post-radioterapia. Sono tornata a casa stasera stessa, dopo ore di treno con bambini frignanti e gente che puzza.

Come potete capire, sono state due settimane intense e se penso che siamo solo al 17 gennaio…bè….mi sento un attimo stanca! Ma per fortuna è andato tutto bene, quindi continuo la marcia e domani mattina vado a correre al campo sportivo!

Volevo, appunto, parlarvi della Svizzera. Noi siamo arrivati all’ospedale universitario di Losanna nel marzo 2003,  in un periodo nero, in cui la mia unica prospettiva era quella di farmi aprire il cranio per fare una biopsia del nervo ottico di sinistra. Venivo da 22 mesi di cortisone ininterrotto e potete immaginare gli effetti devastanti su una ragazzina di dodici anni. Quasi per caso, prima di arrendersi davanti all’operazione, i miei genitori hanno deciso di portarmi a Ginevra, dove finalmente è stata accertata la mia malattia, ossia meningioma della guaina dei nervi ottici bilaterale (tumore che soffoca i nervi ottici sottraendo la funzione della vista) e dopo un mese ero già a Losanna per iniziare la radioterapia, unica cura per questa patologia.

Nonostante dovessi sottopormi a un trattamento non semplice e che richiedeva due mesi di permanenza in Svizzera, non ero ricoverata e soggiornavo con mia mamma in una struttura che ospitava e ospita ancora bambini e ragazzi che devono fare terapia in ospedale ma non hanno bisogno di ricovero. Ho fatto delle amicizie che durano ancora oggi e onestamente non mi sembrava di avere a che fare con strutture ospedaliere e medici. Lì, infatti, l’ospedale non è quel luogo tetro, sporco e sinistro che siamo abituati a conoscere qui in Italia. È un luogo che cerca di rilassare il paziente, offrendo la migliore condizione possibile per la guarigione. Certo, resta sempre un posto dove ci sono anche pessime notizie, ma non si sottolinea la tristezza, bensì si cerca di dare serenità alla vita del malato.

Suona molto strano, vero pazienti ASL italiani?

Dal 2003 faccio risonanza magnetica e visita oculistica a Losanna ogni sei mesi. Lo scorso febbraio, hanno notato che il tumore al nervo ottico sinistro, che per mancanza di necessità terapeutica non era stato trattato, si era ingrandito un po’. Niente di preoccupante, ma mi avevano prospettato la radioetarapia nell’estate del 2015, in piena stagione agonistica, e non mollo il mio posto in barca per un tumore. Quindi ho deciso di farmi trattare immediatamente a ottobre. Con le nuove tecniche, anziché due mesi, sono stata in Svizzera per due settimane: una di esami di preparazione, una di terapia vera e propria. Infermieri, medici e personale addetto, ti accolgono con il sorriso, parlando in tono gentile. La terapia non è proprio comoda: il lettino è duro, la maschera che fissa la testa fa male al viso, dovendo essere molto stretta. Ma potevo avere la musica durante il trattamento, venivano a chiedermi se stessi bene, se tutto fosse in perfetto ordine e tutti erano estremamente cordiali. Dopotutto, ti stai curando un tumore, un po’ di gentilezza e disponibilità fanno solo che piavere.

Ieri ho fatto la visita per la funzionalità visiva. Sempre tutto nella norma, ma anche il professore che mi visita da quattro anni mi ha detto che forse chiedo troppo a quell’UN decimo che vedo e con il quale faccio tutto. Prometto che dopo le Olimpiadi rallento un po’ e cerco di semplificare tutto il possibile. La cosa meravigliosa di queste strutture e che, se hai un appuntamento alle 8, tu alle 8 vieni chiamato. C’è un tale livello di professionalità, gentilezza, attenzione ai bisogni del paziente e scrupolo nelle visite, che lasciano basiti, soprattutto quando poi vai a fare una visita ambulatoriale in Italia. Siamo fuori dal mondo noi, non loro.

Ovviamente, non intendo dire che in Italia non esistono medici capaci, intelligenti e attenti. Io sono stata molto sfortunata in Italia, è un dato di fatto. La Svizzera ha rappresentato una vera e propria rinascita, ma questa è solo la mia esperienza. Quello che spero cogliate tutti e che, se si ha a che fare con medici che non vi soddisfano, non sono loro l’unica alternativa. Potete sempre cambiare, pretendendo il meglio che vi spetta, perché ricordiamocelo tutti: abbiamo diritto ad una assistenza medica seria e competente, a prescindere dalle nostre disponibilità finanziarie. Potete rivolgervi a qualcun altro, potete npn accontentarvi e continuare  la ricerca di quel sanitario che vi salverà davvero da una situazione difficile.

Non fermatevi mai, non rinunciate mai al vostro diritto di essere curati al meglio, non pensate mai di essere pazienti di serie B. Non lo siete e nessuno lo è.


XOXO