Evviva San Valentino!



Buon mercoledì a tutti!

L’assenza è stata lunga e ci sono stati moltissimi sviluppi sotto ogni aspetto, ma attendo a rivelarli perché ancora stiamo ballando! Vi posso dire sin da adesso, però, che nonostante la mia disabilità visiva, si stanno aprendo tantissime nuove opportunità e le prospettive stanno migliorando decisamente! Come ho fatto? Un mazzo cubico ogni giorno, grinta e molta ironia.

Parlando di cose frivole, la dieta sta andando molto molto bene! Ho già perso 5 chili! Credo sia tutta acqua, ma lo stesso era una zavorra inutile che mi portavo dietro. Adesso vediamo quanto ci vorrà ad abbattere le pareti di adipe!

Ma non è di questo che voglio parlarvi.

Pochi giorni fa era S. Valentino. Essendo estremamente egocentrica, vedo questa giornata come la “mia” festa. Diciamo, quindi, che per me è un giorno da festeggiare sempre. Nonostante la buona volontà, non è mai stato un giorno chissà quanto memorabile. Da quasi due anni frequento questo ragazzo, ma a causa della lontananza, non siamo mai riusciti a passare insieme un S. Valentino. Non è destino, evidentemente.

Mi è venuto in mente il martirio che negli anni ho passato a proposito di ragazzi. Mi rivolgo soprattutto alle ragazze con qualche difficoltà visiva.

Nel periodo dell’adolescenza  in cui si comincia a notare che c’è vita su Marte, io ho iniziato a perdere definitivamente la vista. Tutte le ragazzine commentavano Tizio e Caio, dicendo quanto fossero carini e annotabdo il numero di volte in cui le guardavano.  Ovviamente, vedendo tutto ben annebbiato oltre il metro e mezzo dal naso, io non potevo fare la stessa cosa. Le medie, soprattutto, furono un momento terribile: non solo mi rendevo conto di non vedere bene e, anzi, di vedere sempre peggio, ma ero anche carica di cortisone che mi aveva fatto diventare mostruosamente grossa e questo mi metteva in difficoltà.

Al liceo, poi, quando il lato sanitario della mia vita si era un po’ calmato, sistemandosi su binari più sereni e regolari, il problema è cambiato, ma non è di certo passato.

Ne ho fatto una malattia per anni: io non vedevo i ragazzi, non vedevo se mi guardavano, quindi non potevo giudicare se potevo essere in qualche modo notata. Intanto, tutte le mie compagne si struggevano quotidianamente per uno o per l’altro, e io restavo sempre in disparte. Drammi ogni giorno: ragazze bruttine, alle quali a volte bisognerebbe mettere un cuscino sulla faccia per renderle presentabili, mi sembrava avessero più successo di me.

Oggi mi rendo conto che si trattava solo di cattiveria da parte loro, le quali si impegnavano a non dirmi se qualcuno poteva guardarmi, e io mi bevevo tutto, essendo una adolescente insicura e piuttosto sensibile, purtroppo.

Man mano, il pelo sullo stomaco è cresciuto, la pelle è diventata più spessa, la bellezza è finalmente emersa e all’università le cose sono andate meglio.

Preoccupazione di ogni giorno, comunque, era se sarei mai riuscita a trovare qualcuno he potesse accettare la mia disabilità. Adesso ho finalmente realizzato che questa domanda, che nasconde moltissima ansia e insicurezza, non solo è ingiusta, ma è davvero una stronzata!

Accettare che cosa? Essere giudicati ed eventualmente assolti, ma per quale reato?

Aver sofferto una malattia o un incidente non include una nostra colpa per la quale dobbiamo passare le pene dell’inferno per essere accettati.

Credo che la prospettiva, il punto di partenza sia sbagliato.

Io vado nel mondo spaventata e indifesa, sperando di essere accettata perché gli altri, prima di poter avere qualsiasi tipo di relazione con me, dovranno accettare la mia condizione. Quindi, mi presento come una persona che ha qualcosa di strano addosso, qualcosa che deve innanzitutto essere esaminato. Sembra che dobbiamo vivere sotto questa scure del senso di colpa, del timore e del pudore. Anche io mi bevevo questa stupidaggine e ammetto che è un modo di vivere piuttosto comune, a giudicare da quello che mi scrivete nelle email.

Viviamo sapendo di dover essere inizialmente giudicati e accettati, perché in noi vive qualcosa di sinistro che potrebbe comportare paura e problemi.

Per favore, evolviamoci.

Cominciamo affermando che non siamo criminali, non abbiamo violentato, ucciso o chissacchè alltro. Quindi, lasciamo il processo della nostra anima a Dio.Siamo sopravvissuti a malattie e incidenti: meritiamo un premio, preferibilmente in oro e diamanti, non un processo senza appello e senza difensore.

In secondo luogo, strappiamoci di dosso queste vesti da poveri orfanelli indifesi e derelitti perché adesso, nel 2015, possiamo fare molto meglio e molto di più. Tu sei pugliese? Tu sei svedese? Tu sei un architetto? Sicuramente sei anche molte altre cose, ma io sono io, con l’aggiunta di una difficoltà visiva, che però non mi caratterizza, semplicemente è una delle mie tante qualità. Notare che ho detto qualità. Sì, perché in un mondo fondato sull’egoismo e sull’assoluta mancanza di empatia, fenomeno spaventoso, noi che abbiamo la capacità di sentire di più i problemi del paese, dovremmo essere lodati e portati ad esempio.,

Questi principi, a mio avviso, valgono sempre, in tutti i campi. Inutile dire che non dobbiamo mai più presentarci come hamburger, ma anzi, dobbiamo andare con il fucile carico e cercarci la nostra cena, perché siamo noi i più forti, quelli che si sono saputi adattare e che sopravvivono, giorno dopo giorno, in un Paese che fa di tutto pur di metterti i bastoni tra le ruote.

Non sono nata con queste idee nella testa. Ho passato anni e anni a crucciarmi per tutto. Avevo paura, mi sentivo diversa, non accettata e sicuramente non in grado di affrontare la vita come tutti. Ma alla fine, non ti rimangono molte alternative: o ti adatti e con il coltello tra i denti cominci a prenderti quello che ti spetta, o rinuncia, abbandoni, soccombi e a nessuno importerà. Vogliamo buttare via una vita intera perché ci sono degli imbecilli che pensano di poterci comandare? Che dicono che siamo indegni? Io non amo la violenza, ma spesso ho mandato questa gentaccia al diavolo e, avendo una certa prestanza fisica, alcuni hanno avuto paura che li smontassi. Avevano giustamente timore: pensavo di farlo.

Quando ho cominciato ad essere più sicura sulle mie gambe, quando ho iniziato a guardare il mondo in quanto mio, lì ho conosciuto il mio ragazzo. Si tratta di una persona eccezionale, a mio parere unica. Non ha mai fatto una piega su qualsiasi cosa gli abbia chiesto, dal gradino al leggere una cosa scritta in piccolo. Ci divertiamo un mondo e facciamo veramente di tutto.

Alla fine di quest mio post, spero di aver dato un messaggio di speranza a tutti coloro che mi scrivono, facendomi quasi venire le lacrime agli occhi: non dovete sentirvi in difetto, inferiori, soli e timorosi. Il vostro momento arriverà, sapete perché? Perché lo vorrete voi. Sarete voi stessi a cercare il momento, la vostra vita e la vostra realizzazione, sotto tutti gli aspetti.

Pensiamo, riflettiamo e poi spacchiamo tutto!

PACE!

XOXO