La maschera di tutti noi






Buon martedì a tutti!

Oggi avevo bisogno di andare in via del Corso per prendere un pensierino, ma ovviamente c’è l’ennesimo intoppo: corteo di Carnevale che parte da Piazza del Popolo e non so dove cavolo arriverà. Che strazio! A volte odio questa città con tutto il cuore. Se penso alle cose serie e fondamentali che ci sarebbero da fare e da sistemare, mentre invece ci travestiamo e andiamo in giro a rompere le scatole….!!!!!!! Che ira!!!!!!!! Non ho niente contro il Carnevale, solo mi sembra eccessivo bloccare il centro deviando i mezzi pubblici per una cosa del genere.

Parlando di maschere, la prima che mi viene in mente è Arlecchino: coloratissimo e divertente, anche se mi è sempre sembrato parecchio ambiguo.

Pensando alle maschere, mi chiedo se le indossiamo solo a Carnevale, o se magari usciamo quotidianamente di casa con una maschera addosso. Un travestimento che ci fa sentire più forti, sicuri, spavaldi, nascondendo la realtà di quello che proviamo davvero.

Chi può dire di essere davvero sempre e costantemente se stesso, mostrando ogni singola emozione ed esprimendo tutti, ma proprio tutti, i pensieri? Credo nessuno. Indossiamo maschere per non far vedere che siamo tristi, depressi, preoccupati, in ansia, spaventati e chissà che altro. Diamo un’immagine di noi che si allontana moltissimo da quello che sentiamo.

Credo che, però, gli eccessi siano sbagliati. Mi spiego meglio: esprimere in ogni situazione quello che proviamo e sentiamo ci rende facili prede di coloro che vogliono approfittarsi delle nostre debolezze e del nostro punto di vista. Allo stesso tempo, cercare di essere costantemente un automa, serio e intransigente, porta alla solitudine.

Se si ricoprono cariche importanti, se si hanno delle grosse responsabilità, se vogliamo cercare di tenere duro, resistere alle avversità, allora penso che la maschera dell’impavido condottiero sia necessaria. La politica italiana mi fa imbestialire anche per questo motivo: tutti, ma proprio tutti, vengono spesso ridotti a meri esseri umani, deboli e pieni di difetti, più interessati al loro profitto che al bene comune. Il capo, il leader, coloro che guidano un certo numero di persone, coloro che hanno delle responsabilità notevoli, devono cercare di avere sempre indosso la maschera del guerriero e del giusto giudice, conducendo quelli che li seguono verso un cammino più serio. Dobbiamo pensare che chi ci governa sia quasi infallibile, quasi invincibile, quasi sempre imparziale. Dico quasi perché si tratta pur sempre di un essere umano, non di  un Dio, e dobbiamo essere onesti con noi stessi e ammettere che anche i leader possono sbagliare e possono essere tratti in inganno.

Restringendo un po’ il campo, pensiamo a tutte le volte che noi talpette ci siamo sentite in difficoltà per qualche motivo: magari un ostacolo non visto oppure uno scherzo poco divertente che ci ha messi alla berlina. Possiamo avere due scelte: o soccombiamo, ritirandoci nel nostro guscio, oppure resistiamo, indossando la maschera dell’ironia e dell’indifferenza e andiamo  avanti, ridendoci su. Quante volte ci siamo sentiti diversi, non considerati, sottovalutati e messi in un angolo perché volevano farci credere che non siamo come tutti gli altri. Infatti, non siamo come gli altri: siamo migliori, sotto ogni aspetto. Purtroppo, però, per riuscire a restare saldi sulle nostre gambe, senza rischiare di essere sbalzati via dal vento della tristezza e della umiliazione, dobbiamo farci crescere la maschera e cercare di farla diventar davvero nostra.

Non si tratta, comunque, di una caretteristoca del disabile visivo: chiunque, a prescindere dai problemi che ha o non ha, spesso si vede costretto a indossare maschere di contentezza, sicurezza e allegria, mentre invece vorrebbe rannicchiarsi da qualche parte e stare da solo. Distinguiamo la resistenza, ottenuta anche grazie alla maschera di ferro, dalla rassegnazione.

Resistiamo a tutto perché sappiamo di meritarci di meglio, perché sappiamo che, con tanti sforzi e molto impegno, riusciremo a cambiare la nostra situazione e quella di coloro che si trovano qui come noi. La rassegnazione, invece, consente solo di tirare avanti, facendo passare i giorni senza un vero significato, né positivo né negativo. Tempi tristi, mediocri, che non lasceranno niente né a noi né al prossimo.

Quindi, sì alle maschere che ci permettono di fare passi avanti nella nostra forza e nella nostra sicurezza. No alle maschere che solo ci nascondono al mondo, che non ci regalano niente e che ci fanno solamente passare inosservati.

Buon Carnevale a tutti!

XOXO