Buon venerdì a tutti!
Siamo arrivati al termine di questa settimana! Con le unghie
e con i denti, probabilmente tirandoci avanti anche con i gomiti, ce l’abbiamo
fatta.
Sono stati cinque giorni davvero intensi, nei quali sono
accaduti moltissimi eventi positivi e non potrei essere più cntenta! Comunque,
ragazzi, per mesi non è successo niente. Quest’inverno è stato forse il più
piatto della storia. E, poi, quando succedeva qualcosa, erano sempre inesorabilmente
gigantesche rotture di scatole.
Poi, all’mprovviso, è arrivato febbraio e nel giro di pochi
giorni è cambiato il mondo. Sul serio: nell’arco di sì e no una settimana le
prospettive si sono allargate e finalmente anche qualche evento super positivo
è arrivato!
Oggi chiacchiere a ruota libera, per raccontarvi di questa
settimana e di come tutto quello che è
successo possa essere di interesse anche per voi.
Comincio col dire che in questi giorni non ho scritto perché
mi dovevo riprendere dalla fatica immane della pubblicazione del video di
domenica. Quattro ore per filmare decentemente (e lo stesso, sono ancora
lontana da quello che mi piacerebbe ottenere), sedici ore per caricarlo e
montarlo, infine un’ora per raffinarlo un po’. Pensavo di diventare matta: non
sono abituata a sforzi tecnologici e Youtube mi ha portata al limite dell’umana
sopportazione. Sono, però, felice che vi sia piaciuto e che mi abbiate dato
tanti feedback positivi! Una volta ricaricate le batterie, cercherò di postarne un altro!
L’altra sera ho sentio una mia carissima amica, la mia amica
storica dell’università. Mi dispiace un sacco che non riusciamo mai a vederci a
causa delle enormi distanze, ma almeno abbiamo il telefono e internet! Mi ha
detto una frase che mi ha fatto molto pensare: Vale, ricordati quali sono le
ragioni per le quali sei qui oggi.
Assorbita come sono dalla quotidianità, nella gestione dei
problemi di ogni giorno e delle difficoltà infinite di questa vita schizzata,
non mi rimane molto tempo per pensare a qualcosa di un po’ più profondo. Non va
bene: l’interiorità è il motore del nostro cervello e del nostro cuore e vivere
in maniera arida porta solo ad apparire come comparse in una mera sequela di
giorni senza un vero significato. Forse, siamo troppo imbevuti di
superficialità per pensare a quello che sentiamo realmente e fare un quadro
abbastanza preciso della nostra situazione.
Come cavolo ho fatto ad arrivare fin qui? A volte la ragazza
mi lascia di sale.
Come se non bastasse, ieri un mio caro amico, una persona che
conosco da molti anni e che considero alla stregua di un secondo padre,
ridacchiava mentre faceva il paragone tra la Valentina di oggi e quella del
liceo. Dal passato in cui non volevo che nessuno sapesse de miei problem di
vista, oggi li sbandiero allegramente online.
Il processo prende anni ed è davvero doloroso. Devi ingoiare
moltissimo orgoglio e i bagni di umiltà sono all’ordine del giorno. Ma alla
fine, la pelle diventa più spessa, tante cose smettono di ferirti e ti accorgi
che, nonostante tutto, esiste un intero mondo davanti a te che aspetta solo di
essere scoperto. Forse si tratta di una nuova
fase dell’evoluzione della specie: prima nasci umano, poi cambi per una
certa ragione, perdendo l’uso di una parte del corpo. Allora che fai? Darwin
non lascia molte alternative a disposizione: o ti adatti e continui a
progredire nella tua nuova forma, oppure soccombi. E nel 2015, in un mond che
vive di tecnologia e progresso, soccombere non è una soluzione.
Poi, certo, resta il malcostume italiano del vedere un
disabile come un essere inferiore che merita solo compassione. Questo pensiero,
purtroppo, siamo proprio noi a incoraggiarlo, nascondendoci sempre e non
rompendo mai le palle per agganciare i nostri diritti fondamentali come, ad
esempio, il basilare diritto di esistere come persone.
Tanti eventi mi hanno portato fin qui, cara Rita. Molta
casualità: la famiglia e le persone che mi si sono avvicinate in seguito che
considero come miei familiari, non li ho scelti. Situazioni favorevoli che per
puro caso mi hanno messa in condizione di scegliere per il meglio, sono
arrivate senza che io chiedessi niente. Ho ricevuto moltissimo, gratuitamente e
sulla fiducia, e di questo ne sono grata. È anche vero, però, che in 26 anni ho
sputato tanto sangue: giorno dopo giorno, la battaglia è diventata sempre più
aspra, perché gli obiettivi erano sempre più ambiziosi. Abbiamo lottato per
tutto, costantemente, senza sosta, ma alla fine, forse, un minimo di equilibrio
è arrivato. È costato tantissimo, in tutti i sensi, ma le grandi vittorie
richiedono grandi sacrifici. Nata per soffrire? Non so. Più verosimilmente,
nata per sopravvivere. Ma non sono stata mai sola: anche nei momenti più neri,
accanto a me ci sono state delle persone eccezionali che hanno saputo tenere
testa ai miei crolli e alle difficoltà.
Non sarei mai arrivata fin qui se non ci fossero state queste persone.
Passando ad argomenti frivoli ma di assoluto interesse per
noi talpette, ho avuto l’occasione di incontrare i ragazzi di Horus Technology.
Erano per due giorni alla fiera della robotica qui a Roma: ci siamo conosciuti,
abbiamo chiacchierato e devo dire che li ho trovati fantastici! Giovanissimi,
tra i 23 e i 21 anni, di Genova e di Trento, sono diventat, grazie a un’idea
che non esito a definire geniale, dei veri e propri imprenditori che agiscono
nel mondo dei disabili visivi. Credo davvero che quello che stanno tentando di
produrre sia la vera svolta per noi talpette: in sostanza, mediante softweare e
nanotecnologia, stanno riproducendo i processi dell’occhio e del cervello che
ci consentono di vedere oggetti, riconoscerli ed essere in grado in brevissimo
tempo di interagire con loro. Ci sarà un intero articolo dedicato a loro tra
poco, ma intanto ci anticipo che stiamo parlando della vera rivoluzione del
mondo Talpa.
Altra nota positiva, domenica parteciperò con la mia super
compagna di due senza al Primo Meeting Nazionale a Piediluco. Si tratta di
un’occasione molto bella per iniziare a testare le capacità su un duemila
tirato. Dopo un inverno dii fondo e lavori lunghissimi che non finivano mai,
finalmente ricominciamo ad aumentare la frequenza cardiaca! Al momento siamo
iscritti in due: due equipaggi e basta. Diciamo che almeno all’argento ci
arriviamo! Scherzo, ovviamente vogliamo migliorare il nostro tempo rispetto
alla regionale di Sabaudia del 1° marzo e spingere questo due senza di tecnica
e non solo di potenza. Vediamo cosa succederà! Dovremmo anche essere graziate
dal tempo. Mi piacciono molto queste occasioni: si sta insieme a persone che
condividono il tuo stesso amore per il canottaggio, si ride, si scherza, ma
sempre siamo concentrati sull’obiettivo. Non contano le differenze di alcun
genere: come sempre, le apparenza ingannano e questo è uno sport che non lascia
spazio alle chiacchiere e ai pregiudizi, ma solo alla competizione sana. Che si
pratichi a livelli elevatissimi da agonista, oppure solo come passatempo per
stare alòl’aria aperta, una volta che la barca ti ruba il cuore, non si torna
più indietro. E dopo la gara, si mangia!
Infine, un consiglio personale: non giudicate mai il libro dalla
copertina. Frase banale, lo so, ma sconvolgente da quanto è vera.. Abbiamo la
fortuna, in questo caso, di non vedere bene e quindi di non essere assoggettati
alle immagini che riceviamo. Possiamo, allora, imparare a giudicare le persone
che ci circondano secondo i nostri personalissimi parametri. Cosa ne pensiamo?
Che impressione ci dà? L’intonazione della voce che cosa lascia intendere?
Quasi tutti si fermano a quello che vedono: altezza, cicatrici, forma fisica
ecc. Noi abbiamo la sensibilità innata
di valutare secondo criteri più istintivi e, per quanto mi riguarda, la trovo
una capacità favolosa: il prossimo stadio dell’evoluzione.
Tirando un po’ le fila di questo chiacchiericcio impazzito,
possiamo dire che le alternative sono sempre due: o stringiamo i denti, andando
avanti nella assoluta convinzione che il sangue versato porterà a una fase di
stabilità e serenità, oppure cediamo e rimaniamo fuori dalla nostra stessa vita. A nessuno importerà se
abbandoniamo, anzi, molte persone saranno felici di non averci intorno.
Meritiamo di esistere e di ottenere le stesse soddisfazioni dalla vita,
esattamente come tutti gli altri esseri umani. Direi, poi, che meritiamo un
premio. Anziché dire “ho avuto un cancro” con aria spaventata e dimessa, dobbiamo
dire “ho avuto un cancro, l’ho superato, adesso voglio tutto”. Il processo è
duro, durissimo, faticoso, doloroso e vi assicuro che vi porterà al limite
delle forze e della sopportazione, facendovi scoprire nuovi livelli di
resistenza. Ingoierete molto schifo, molto orgoglio e molta fierezza. Ma ne
uscirete con la dignità intatta, con uno spirito fortificato e con notevoli soddisfazioni. Dobbiamo imparare a discernere
le informazioni: quali sono utili, positive e interessanti, quali sono
distruttive, negative e soffocanti. L’attività cerebrale non dispone di
infinita energia, pertanto è necessario concentrarci su quello che davvero può
darci qualcosa di buono. Del resto, delle parole senza contenuto e delle
chiacchiere di chi non porta nulla, ce ne possiamo anche sbattere alla grande. La
guerra non finirà mai, ma dobbiamo continuare a combattere per noi stessi, per
le persone che ci hanno sostenuto fin qui e per quelli che, purtroppo, verranno
dopo di noi, cosicchè non trovino nel mondo lo stesso orrore che abbiamo
trovato noi.
Non prendiamocela, prendiamoci tutto!
XOXO