Buon giovedì a tutti!
Io di solito cerco di mediare, di
capire le posizioni altrui, di cercare la ragione per cui certe cose accadono.
Poi, però, ci sono delle volte in cui dico no e basta.
Se vivete nel mondo moderno e
avete a disposizione pc e tv, anche solo una radio a batterie, saprete che ieri
a Roma si è rovesciato un fantastico monsone. Ho vissuto a lungo in Pakistan e
secondo me, quello di eri, era davvero un monsone asiatico. C’è chi lo
definisce un forte acquazzone, ma mi sembra riduttivo.
Io e mia madre eravamo nell’occhio
del ciclone, in auto, mentre andavamo all’università. Su via Flaminia in
direzione Parioli, c’erano almeno 15 cm di acqua sul marciapiede e ancora la
situazione era pessima. Ci sono state auto annegate, motorini che si sono
trasformati in moto d’acqua, scantinati e balconi invasi di melma, autobus con
jacuzzi incorporata, metro bloccata perché
piena d’acqua… il panico. Meno male che ieri a Roma c’era mia madre in
macchina, altrimenti penso che sarei tornata a casa a nuoto, dovendo passare
per quello che è stato il centro del delirio.
Ora: io capisco che la città è
grandissima, molto particolare, con mille e più problemi e che ormai quelli che
arrivano, non sono temporali ma tifoni. Però, una degna e costante manutenzione
di tombini, fogne e tubature FORSE avrebbe potuto aiutare.
Io abito nel quartiere Flaminio,
molto verde e molto maltenuto. Ieri sera sono uscita e sembrava che i tombini
avessero vomitato. Vi sembra normale? A me no.
Sappiamo tutti che la politica è
corrotta in tutto il mondo. Dove ci sono due lire, tutti gli esseri umani sono
tentati di rubare. Questo succede ovunque, forse noi italiani siamo troppo
espliciti in materia. Ma un minimo di ragionevolezza nelle ruberie sarebbe cosa
gradita. Se tu, pinco pallino sindaco, hai in mano una capitale, prima di
rubare a piene mani, tra un magheggio e
una raccomandazione, dovresti un attimo dedicare cinque minuti della giornata a
vedere che cosa succede fuori dal palazzo. Sai, ci sono milioni di persone che
aspettano le tue decisioni. Poi ci chiediamo perché non va più nessuno a
votare.
Se gli inglesi o i tedeschi
avessero un centesimo del patrimonio che vive a Roma, metterebbe cartelli pubblicitari
fin sulla Luna per portare gente a vedere la meraviglia. A pagamento, si
capisce. Noi che invece possiamo gestire tutto, ci facciamo fregare come
idioti. Finche qualcuno, molto facoltoso, arriverà e comprerà tutto. Cosa che
sta già succedendo alle coste italiane, vendute a offerenti stranieri. Se i
nostri antenati avessero saputo che si poteva solo comprare il territorio dello
straniero, ci sarebbero state meno guerre e più affari. Chissà come sarebbe la
configurazione geopolitica odierna se ci avessero pensato.
Io non mi indigno. Mi incazzo
proprio.
Altro bel fatto di cronaca di
ieri a Roma.
Dopo il monsone asiatio, cambiamo
continente e riproduciamo una scena molto vicina al far west degli spaghetti
western. Mentre tutta la città era paralizzata, gli unici che riuscivano a
correre come pazzi erano degli zingari dentro un’auto. Non si sono fermati al
posto di blocco della polizia, hanno iniziato una fuga stile Fast and Furious,
travolgendo cinque persone ferme ad aspettare un autobus che con il delirio del
maltempo chissà se è mai arrivato. Una di queste persone è morta, schiacciata dall’auto
mentre ripartiva per continuare a scappare. Poi, non contenti del disastro,
hanno investito due persone in motorino e un pedone.
Sapete che normalmente non ho
pregiudizi, che penso che se succedono questi eventi non è colpa loro, ma
nostra che permettiamo di farci dirigere da persone che non meritano niente,
che siamo noi a dover dare educazione e non giudicare solo sulla base della
provenienza, della lingua o della religione. Ma quello che è successo ieri sera
mi fa solo ribrezzo e orrore.
Quanti di noi, ogni giorno, sono
fermi a una fermata dell’autobus, oppure camminano sul marciapiede normalmente,
oppure sono in giro in motorino? A quanti di noi poteva accadere di essere
ammazzati così, come è successo alla signora che aspettava il bus? Quante volte
rischiamo di ritrovarci la borsa aperta, lo zaino tagliato, le mani in tasca,
palpate sul sedere, e stiamo fermi così! Noi non reagiamo più, è questo il
problema. Siamo immobili, paralizzati dalla stanchezza, dall’indifferenza e
dall’egoismo, dall’”io speriamo che la cavo”, aspettando di guadagnare la
quotidiana pagnotta in una maniera o nell’altra, senza troppo pensare che forse
oltre alle lamentele, qualcosa si potrebbe fare.
Se sei un delinquente, a me non
interessa da dove vieni. Potresti anche venire dal giardino dell’Eden per
quanto mi interessa. Meriti la pena che viene stabilita per legge per il reato
che hai commesso. Ma questo è il Paese in cui non ci può costruire una tettoia
sul terrazzino ma un ecomostro a strapiombo sul mare che si regge col fil di
ferro. Sì. E anche qui, caro politico, non mi indigno. Mi incazzo. Ruba,
mangia, ingrassa, scoppia. Ma tra una mangiata e l’altra, manda un tuo
galoppino a fare qualcosa di utile per tutti. Sai, c’è un Paese di 60 milioni di persopne che aspetta.
Ma noi, poi, che stiamo
aspettando?