L'ultimo No prima di mezzanotte



Ciao a tutti

Di solito non parlo di politica o affari istituzionali, ma a volte le circostanze richiedono sforzi aggiuntivi.
Domenica saremo tutti chiamati ad esercitare uno dei pochi diritti che ci sono rimasti e decidere con una sbarra su di un sì o su di un no se vogliamo o meno la revisione costituzionale che tanto ci sta assillando da mesi e mesi. Premettendo che pochissimi elettori sanno di che cosa si tratta, ancora meno conoscono il testo vigente, voglio raccontarvi perché io voterò NO.
Innanzitutto, io non seguo la politica. Sono nata nell’89 e cresciuta negli anni in cui la distinzione tra i vari orientamenti ideologici stava svanendo progressivamente. Potrei dire di essere di destra liberale e pro-UE, ma chi rappresenta oggi questa corrente? Io penso nessuno. Diciamo che cerco di valutare le persone e le proposte che avanzano, cosa che lascia quasi sempre una profonda delusione. Sinceramente, se votassimo per eleggere un nuovo Parlamento ed un nuovo Governo, non so per chi voterei. Non vedo più valori, non vedo più principi, meno che mai vedo dignità, decoro e onesta rappresentanza dell’elettorato. Che periodo deprimente per la politica del nostro Paese.
Devo anche confessare di non aver seguito i litigi ed i battibecchi televisivi tra politici del sì e politici del no. Non ho letto i siti dei comitati di sostegno di una o dell’altra corrente e non ho nemmeno letto articoli di giornale. Molto semplicemente, ho letto e raffrontato il testo della vigente Costituzione e quello della proposta di riforma. E basta, nient’altro. Dopotutto, ho studiato giurisprudenza e riesco a destreggiarmi tra leggi e modifiche legislative.
So che il Governo ha inviato nelle scuole superiori magistrati a perorare la causa del sì. Ma vi rendete conto? Il potere giudiziario, teoricamente libero e neutro, è stato inviato dal potere esecutivo, politico e necessariamente schierato, nelle scuole a modellare le menti di giovani liceali. Io lo trovo sconvolgente, raccapricciante, da regime tirannico quasi, momento in cui i poteri dello Stato si confondono e nessuno è davvero al sicuro da abusi e violenze.
Lo specchietto per le allodole è il cavallo di battaglia di generazioni intere di politici fasulli: riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica. Chiunque direbbe di sì, giusto? Ma non a queste condizioni.
il nostro ordinamento politico non è così perché ci è magicamente arrivato dal cielo stellato. Ricalca l’ordinamento del Regno di Sardegna e da lì siamo partiti con la forma di uno Stato finalmente unito. Deriviamo da secoli e secoli di storia che si è stratificata e sempre ci dimentichiamo quale immensa e prestigiosissima eredità ci ritroviamo tra le mani.
Ma di tutto quello che potevano abrogare, modificare e ridurre, proprio il Senato dovevano toccare? Una istituzione che ci portiamo e che ci porta avanti da quasi 3000 anni, fondamento della rappresentanza nell’età della Roma regia, poi ossatura della Roma repubblicana, sopravvissuto a invasioni, guerre, regicidi e disastri di ogni genere. Noi, dall’alto della nostra stupidità, dobbiamo necessariamente distruggere questa istituzione riducendola a una rapresentanza dei Consigli regionali e dei Comuni, in perfetto stile tedesco, tra l’altro rinunciando all’elezione di questi personaggi in maniera diretta.
Spiego meglio.
Il Senato si compone di 300 senatori, la Camera di 600 deputati. Per ora li eleggiamo tutti noi. Se dovesse essere approvata la riforma costituzionale, voteremmo solo la Camera che non diminuirebbe in numero, mentre il Senato sarebbe composto da 95 membri scelti dalle Regioni. Non che oggi il Parlamento sia popolato da geni e scienziati… se può diventare deputata una persona eletta con una manciata di voti che prima di incancrenirsi sulla poltrona parlamentare aveva un chioschetto di bibite in estate e d’inverno tirava a campare con mille espedienti… io mi augurerei di avere persone preparate, formate in materia di pubblica amministrazione e legislazione statale. Se io ai colloqui devo sostenere dei veri e propri interrogatori per cercare di entrare in uno stage non retribuito, perché i rappresentanti di una intera nazione sono responsabili di immensi poteri  solo sulla parola? Ma secondo voi, sanno almeno leggere e scrivere?
La legge di riforma costituzionale è stata scritta da un legislatore particolarmente prolisso e a volte poco preciso. I padri costituenti hanno redatto la Costituzione parola per parola, rendendo principi e valori fondamentali di una nazione, appena uscita da un conflitto mondiale atroce e follemente sanguinoso, con termini semplici, periodi brevi e chiari. L’idea innovativa era che anche l’ultimo degli analfabeti dovesse essere in grado di capire che cosa stabiliva la Carta costituzionale. Oggi, invece, vige l’assoluta confusione, creata con frasi dispersive, scivolose e a volte inafferrabili. Come si fa ad avere periodi di otto, dieci righe senza un punto in un testo costituzionale? Già la riforma del 2001 ha portato non poche difficoltà. Ora esageriamo davvero.
Pensate che avrete una camera sola a legiferare. Il Senato per moltissime materie potrà solo dare un parere e proporre vaghe modifiche. non che poi il testo della riforma sia chiaro, spesso non si capisce come debba andare avanti il procedimento di formazione delle leggi. Ora direte, però così si legifera prima. Ma la mia domanda è: ma se questi non hanno voglia di fare adesso, dopo la riforma per quale motivo dovrebbero scoprire una rinnovata voglia di lavorare? Se la Legge Fornero è stata approvata in poche settimane nonostante il disastro annunciato che si portava dietro, allora qualunque altra legge potrebbe essere approvata rapidamente, anche con il bicameralismo paritario.
Ma dicono che riducendo i senatori si riducono i costi della politica.
Attenzione che qui c’è una fregatura colossale: gli stipendi, le diarie, le indennnità ed i privilegi da faraoni di cui godono i nostri odiati parlamentari non derivano dal loro numero o dalle leggi, bensì dal regolamento delle singole Camere. I regolamenti delle Camere, in quanto regolamenti e non leggi, non possono essere oggetto di proposta popolare di modifica legislativa, quindi continueranno in eterno a rubare miliardi da un Paese in ginocchio. Questo significa che noi cittadini mai e poi mai potremo intervenire su queste questioni, perché proprio non ci compete. E secondo voi, avendo 95 senatori provenienti da tutta Italia, sempre in viaggio quindi, questi non avranno bisogno di uno staff, di indennità, di alberghi super lussuosi, di diarie imperiali e privilegi di ogni genere? Dopotutto, la distanza tra il proprio comune e Roma è notevole, occorrono soldi e soldi per aiutarli a superare il trauma del distacco. Inoltre, come prevedibile, il Senato potrà adottare il proprio regolamento e ricadremo di nuovo nella fregatura immane di avere una Camera esosa e spendacciona. In tutto questo, la Camera dei deputati, la più numerosa e costosa, resta così com’è oggi. Bello, no?
Per quanto invece riguarda il Cnel, cioè il  Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro, era stato creato per fornire consulenza allo Stato nelle sue varie formazioni in materia economica ed industriale. Quindi, in teoria, prima di decidere quale tipo di contratto insulso proporre alle grande industrie per sfruttare noi giovani, il Cnel dovrebbe su richiesta del Parlamento fornire un parere. Ora, è vero che nessuno di noi lo ha mai visto davvero all’opera, ma di certo le persone che vi sono impiegate non verranno eliminate dalla faccia della Terra. Verranno indirizzate verso altre istituzioni, continuando quindi a succhiare soldi dalle casse dello Stato.
In più, se oggi possiamo proporre una legge in Parlamento con 50000 firme, da dopo la riforma ne serviranno 100000 e la Camera deciderà sempre con regolamento interno i modi ed i tempi per valutare la proposta. In soldoni, quel pezzo di carta con una proposta popolare finirà nell’oblio delle cantine di Montecitorio.
Non fraintendetemi: io sono assolutamente convinta che l’Italia ha fortemente e rapidamente bisogno di un cambiamento. Di certo non possiamo andare avanti così, in un Paese che uccide i giovani, abbandona gli anziani, distrugge le proprie ricchezze ed infrastrutture. Non credo però che una riforma del genere di quella che dovremo approvare o bocciare domenica possa essere la risposta.
Ma l’avete mai letta la Costituzione? Nel 1947, nel delirio di un inizio di dopoguerra dove non c’era da mangiare, non si trovavano più i figli andati al fronte, ci si uccideva tra fratelli e la distruzione era l’unico elemento realmente tangibile, i padri costituenti provenienti da tutti gli schieramenti politici si sono riuniti e hanno redatto 139 articoli per assicurare un nuovo inizio. Nel bene o nel male, con tutti i difetti che quel testo entrato in vigore il 1 gennaio 1948 poteva avere, era la prima vera garanzia di diritti fondamentali. L’eguaglianza, la pace, il lavoro, la salute, la proprietà, le libere associazioni, il suffragio universale, il libero culto, la protezione delle minoranze, non erano argomenti scontati il giorno dopo la Seconda Guerra Mondiale. Eppure è stata quella la base della nostra storia repubblicana. Io credo che se il legislatore odierno, di qualsiasi partito sia, si limitasse ad aplicare le disposizioni più basilari della nostra attuale Costituzione, sarebbe il legislatore più amato di tutti i tempi. La carta predica le libertà sociali, politiche, civili, la pace internazionale ed interna, la cura dei meno abbienti e delle persone con difficoltà, l’accesso ad una assistenza sanitaria paritaria, l’ottenimento di un lavoro dignitoso e decoroso, così come la tutela del patrimonio storico e paesaggistico. Ma vi sembra che queste indicazioni siano rispettate oggi? Vi sembra di vivere in un Paese che davvero tiene in alta considerazione queste libertà?
Per tutti questi motivi, io voterò no. L’Italia ha bisogno di un cambiamento, ha bisogno di principi, valori, fermezza e sicurezza. Questa riforma non garantisce nulla se non confusione, tirannia e volgarità.


Noi cittadini italiani ci meritiamo di meglio.

Io dico no, grazie.