Quale di queste parole non ha niente a che vedere con le
altre?
1.
Roma
2.
Disabili
3.
Ambiente
4.
Turismo
E la risposta corretta è… ROMA!
Al solito, ci facciamo gabbare da cittaducole insignificanti
con un milionesimo della storia e della cultura della cara Città Eterna ma che,
incredibilmente, tengono moltissimo al decoro e al rispetto.
Disabili, ambiente e turismo vanno alla grande insieme. Roma,
in questo gruppo, non c’entra un granché.
Mi sono appena vista un servizio su SkyTG24 su Villa Giulia e
il Museo Etrusco. Ovviamente, la pedana per disabili non funziona correttamente.
L’ascensore è morto e ormai odora di putrefazione. Non si sa quando le
strutture verranno ripristinate a modo.
L’inviato ha fatto delle inquadrature anche della zona
limitrofa al museo che sorge a un passo da Villa Borghese, quindi pieno centro
della Roma bene. eppure ci sono muri
distrutti, immondizia, degrado e schifo vario ed eventuale.
Che i disabili non abbiano vita facile a Roma, è storia ormai
noiosa e ben conosciuta. Che fare turismo a Roma con una disabilità sia un gran
cruccio, lo sappiamo benissimo. Si rischia di venire respinti da musei e
monumenti a causa dei guasti e della mancanza generica di manutenzione. Che la
città sia sporca, poi, bè, basta guardare anche solo via Ottaviano che cosa sta
diventando.
ATTENZIONE: i gabbiani svolazzano su Roma NON perché è vicina
al mare, ma perché trovano sporcizia di cui nutrirsi.
Occhio a dove mettete i piedi ed evitate le scarpe aperte,
anche in estate.
Mi dà profondamente fastidio che la mia città di adozione
venga trattata come un cumulo di immondizia, un po’ come veniva trattata nei
secoli bui del Medioevo, quando di Roma non c’erano nemmeno cronache e quei
rari esempi parlano di povertà, sporcizia, depressione sociale, degrado e
addirittura di cannibalismo. Già, dopo la caduta dell’Impero e prima dell’anno
1000, la Città Eterna era diventata una misera discaica senza più parvenza di
civiltà.
Ma erano più di mille anni fa. Oggi dovremmo essere più
bravi. Attenzione: non ho detto migliori, perché siamo sempre della stessa
razza di quelli di un tempo. Ma grazie a tutti gli strumenti che possediamo,
per noi dovrebbe essere a dir poco uno scherzo gestire e mantenere in ottimo
stato quello che millenni fa venne costruito senza le nostre conoscenze e i
nostri mezzi.
Un’idea simpatica, secondo me, è la lottizzazione del verde
pubblico, facendolo conservare da privati. Magari non i parchi delle ville che,
giuro che mi ci gioco la testa, diventerebbero preda di costruttori abusivi e in
Italia, lo sappiamo, il mattone più è antiestetico, abusivo e non
ecocompatibile e meglio è.
Pensso, invece, alle aiuole, agli alberelli lasciati crescere
senza senso, ai piccoli parchetti dove le nonne portano i nipotini. Luoghi di
solito oggetto di distruzione e degrado che invece tornano a far parte di una
vita più naturale. C’è qualcosa di speciale nel mettere le mani nella terra,
nel contribuire giorno dopo giorno a conservare e nutrire un essere vegetale. Forse,
insieme al nuoto e al rapporto con l’acqua e gli animali, è una delle
sensazioni più ancestrali di cui possiamo disporre. Inoltre, il giardinaggio
diminuisce lo stress e previene l’invecchiamento costellato di malattie.
A Roma non è usuale avere un giardino, anche se piccolo. Lottizzando
il verde pubblico si può dare la possibilità ai cittadini di sentirsi
responsabili per la conservazione di uno spazio comune. Magari, i pensionati
che in città non possono godersi molto la vita all’aria aperta, potrebbero
trovare giovamento nel pulire, zappettare e seminare due metri quadri di
aiuola. Penso anche ai loro nipotini: i bambini di città sono generalmente
nervosi e credono che l’insalata si produca in fabbrica. Sarebbe un buon modo
per far capire ai marmocchietti che cosa significhi il termine natura e che solo perché abitano in
città, non vuol dire che non ci sia natura intorno a loro.
Penso anche alle associazioni per disabili. Portare un
ragazzo con difficoltà motorie, sensoriali o intellettive ad annaffiare una
piantina, a far crescere un geranio o concimare una pianta di pomodori darebbe
certamente nuove prospettive. È una attività che si svolge all’aperto, senza la
necessità di andare lontano da casa, insieme ad altre persone e si scopre
quella sensazione incredibile di creazione, conservazione e mantenimento in
salute.
Il Comune, dal canto suo, potrebbe anche starci. Il lavoro
dei nullafacenti operai che non si sa se esistono davvero verrebbe svolto dal
privato, quindi senza costi per la macchina pubblica che ha altro a cui
pensare. Visiviamente, poi, sarebbe tutto più in ordine, pulito, organizzato,
colorato.
Vedere l’ordine, la pulizia, la manutenzione tangibile
diminuisce la criminalità e innalzano il sentimento dell’individuo a
comportarsi bene nei confronti di quell’oggetto specifico.
Insomma, benefici a non finire e gratis.
A me non dispiacerebbe girare con le cesoie in mano. No, non
per ammazzare chi deturpa la città, ma per tagliere i maledetti ramoscelli
degli alberi che mi entrano inesorabilmente negli occhi. Farei topiaria: ogni
strada con le chiome degli alberi a tema. Una strada coniglietti, una strada
teschi, una strada soli, un’altra farfalle.
Secondo me la società non è una piramide, piuttosto un ovale.
Da un capo, c’è la pubblica amministrazione, dall’altro il singolo cittadino e
man mano l’ovale si allarga includendo sempre più persone. Così, la società si
costruisce nei due sensi: da un capo, con la PA che lavora seriamente e dà il
buon esempio, dall’altro capo, con il singolo che si unisce ad un altro singolo
cittadino e insieme collaborano in favore dei loro beni comuni. Inutile aspettare
che sia il vertica opposto a fare qualcosa, troppo impegnato in altre attività
di dubbio interesse (per noi, almeno). Siamo liberi di scegliere come gestire i
nostri beni e credo sia giusto e sacrosanto decidere per il meglio, scegliendo
di comportarci bene.
Quindi, andate a piantare un geranio nell’aiuola sotto casa!