Affitti per studenti a Roma: la mia Odissea (una piccolissima dose...!)


Ciao a tutti ragazze e ragazzi!

Un milione di anni luce di silenzio. Un buio pesto dal quale sto finalmente uscendo. Questo anno e mezzo è stato davvero intenso, a tratti terrificante, istruttivo e davvero provante. Sono profondamente cambiata, se mi guardo indietro. Ma devo anche ammettere che molte parti della mia personalità si sono consolidate, rendendomi resistente a molti più urti e danneggiamenti di vario genere.

Non voglio annoiarvi con i dettagli, ma vi posso garantire che è stato un viaggio follemente difficile ed educativo. adesso sono di nuovo abbastanza serena da potermi mettere seduta e scrivere. per produrre qualcosa di interessante, divertente e leggibile (almeno questa è la mia pretesa verso ciò che scrivo), bisogna avere la mente predisposta a uno sforzo creativo  massivo.

Facendo due rapidi conti, ormai vivo a Roma da più di dieci anni. Io e la Città Eterna ci siamo prese una pausa di riflessione tra il 2016 e il 2018, ma adesso siamo tornate insieme. Il rappporto è complicato e burrascoso come sepre, ma dopotutto io sono dei Pesci e lei dell’Ariete, quindi non poteva essere altrimenti!
Pensa che ti ripensa, mi sono venuti in mente in stile rassegna cinematografica, tutti gli appartamenti allucinanti nei quali ho abitato.
Sono arrivata a Roma nel settembre del 2007 per iniziare l’università. Il piano originale dei miei genitori era quello di internarmi dentro uno di quei lager ecclesiastici di suore per studentesse timorate di Dio. La mia presunta stanza doveva essere una sottospecie di armadio a due ante, con letto singolo disposto in verticale a causa della mancanza materiale di spazio, una finestrella rivolta su un muro e una puzza invadente di latte e formaggio. Non voglio parlare della suora, una signora che si ostinava a toccarmi e a prendermi le mani. Detesto la gente che mi tocca senza permesso, Dio sa dove hanno messo quelle zampacce. Ad ogni modo, persino mio padre si è reso conto che avrei fatto fagotto, legato le lenzuola e mi sarei calata dalla finestra di notte. Così optammo per un normale (si fa per dire) apartamento di studentesse.
Inizia così la mia odissea nei tuguri romani per studenti al di fuori dei quali dovrebbero appendere il cartello “perdete ogni speranza voi che entrate”.
L’avversione nei confronti della manutenzione è sconvolgente. Ho cambiato sei appartamenti a Roma, uno di questi era completamente mio ma assolutamente non poteva essere considerato un posto vivibile.
Sono passata attraverso la convivenza con persone che sinceramente avrei lavato con la candeggina. Ho abitato con una ragazza palesemente tossica, piena di sé e convinta che il mondo fosse il suo palcoscenico. Peccato che poi fumasse in casa, facendo sembrare il nostro appartamento un coffee shop di Amsterdam, lasciasse assorbenti sporchi sul lavandino in cucina e portasse a casa qualsiasi tipo di possessore di sembianze maschili che trovasse in giro, a patto che fosse danaroso e ben disposto ad accontentare qualsiasi su desiderio folle. Per poi cornificarlo alla grande.
Ho vissuto in un appartamento al piano seminterrato con le pareti curve. Belle da vedere, ma difficili da conciliare con le linee dritte dei mobili di Ikea. Il posto era a dir poco vecchio, il proprietario era completamente pazzo e sopra di noi abitava una signora che si divertiva a urlare a qualsiasi ora del giorno e lanciare oggetti dalla finestra. Ricordo anche una puzza tremenda di broccoli che arrivava fin al portone d’ingresso, proveniente dalla casa del portinaio calabrese.



Dovendomi avvicinare alla società per la quale remavo, mi sono trasferita in un appartamento sul lungotevere. Abitavo inizialmente con un ragazzo molto carino, gentile e pulito. Andavamo d’amore e d’accordo. L’idillio non poteva durare. Infatti, la proprietaria decise di metterci in casa suo figlio con, purtroppo, chiari problemi psicologici. La notte, andando in bagno, lo trovavo in cucina, nel buio pesto, a fissare immobile una parete. Immaginatevi che spaventi che mi prendevo. In più, non aveva alcuna cognizione di pulizia e ordine, così era sempre tutto un disastro e le briciole avevano preso possesso dell’appartamento. Una volta, innervosito dal fatto che gli avessi chiesto di pulire il wc, mi è entrato in camera spalancando la porta, gridandomi di tutto e di più. Ovviamente me ne sono andata nel giro di un minuto netto. Per non parlare del fatto che lo scaldabagno dell’appartamento, una sera, aveva deciso di esplodere e siamo riusciti appena in tempo a spegnere tutto. Purtroppo abbiamo liquefatto i tubi in gomma del bagno della vicina, bagno che era appena stato ristrutturato…

Stufa marcia di coinquilini senza senso, presi coraggio e andai a vivere da sola. L’appartamento sembrava carino, abitabile e comodo. Niente di più sbagliato. Ero circondata dalla follia. A destra viveva una vecchietta sorda, con badante soprano al teatro delle marionette, che passavano la giornata a urlarsi a vicenda, salvo poi addormentarsi davanti alla tv con volume altissimo alle 2 del mattino. A sinistra, fisioterapista cantante e chitarrista che produceva suoni simili a quelli di un gatto scannato a crudo. Di sopra, luissino tossico con ragazza americana tossica e violenta, spesso litigavano come furie, in preda all’alcol e all’erba. Una volta sono stata costretta a chiamare la polizia perché dopo tre ore di litigio furibondo, durante il quale si sentivano rumori di vetri rotti e mobili distrutti al suolo, lei comincia a piangere come una disperata dopo un colpo fortissimo sul pavimento. Temendo il peggio, ho chiamato il 113. Dopo aver visitato i due, i poliziotti ci hanno consigliato di chiamarli non appena avessimo sentito di nuovo una lite perché il ragazzo era conciato molto male. Ovvero, lei lo colpisce e poi si pente.  Ma non finisce qui. Di fronte abitava Mario, un ex professore di matematica, uscito completamente fuori di senno, che si divertiva ad andare in giro con delle bandiere e a preidre l’oroscopo ai passanti. Secondo lui, io ero del segno dei Gemelli. Purtroppo era piuttosto picchiatello e certe volte aveva dato fuoco a casa sua e inevitabilmente all’appartamento del piano di sopra. Di notte si dilettava nella spinta di vasetti di vetro sul terrazzo. Il povero mario è stato internato dopo l’ennesimo incendio. Peccato.

Sentendo di una ragazza brasiliana in cerca di una coinquilina con cui dividere le spese, decido di lasciare il mio appartamento della follia ed andare a vivere con lei. Bello, bellissimo, meraviglioso, peccato che lei fosse una specie di suora laica invidiosa e acida. Chiaramente detestava che portassi per ben due giorni al mese il mio ragazzo a casa, odiava che ci fosse mia madre ogni tanto. Il suo grado di empatia era pari a zero e secondo lei io lasciavo sporcizia in giro. Fatto sta che mi molla di punto in bianco e io da sola mi sono sobbarcata le spese di due mesi per l’intero canone di affitto, più spese.

Grazie al cielo è stato il canottaggio a fornirmi il mio successivo indirizzo e dopo Rio sono andata a vivere in Lussemburgo.

Queste sono solo alcune delle storie che ho vissuto sulla mia pelle nei vari tuguri assurdi per studenti a Roma. Ce ne sono infinite altre e sto pensando di scrivere un libro in merito perch davvero ci sarebbero pagine e pagine da riempire. Chissà, magari mi prenderò un paio di giorni e scriverò davvero questo libro.

E voi? Storie pazzesche dal fronte studentesco in affitto?

Passo e chiudo!