Si apre il nuovo decennio, scatta
il nuovo anno, ritorna Occhiochevivedo.
Dopo un assordante silenzio – non
crediate che questi due anni siano stati delle passeggiate di salute…, anzi! –
siamo di nuovo qui tutti insieme per raccontare le peripezie di una intrepida
ipovedente a Roma.
A questo punto nella mia testa
risuona la canzone di Star Wars. Ultimamente mi sento molto Luke Skywalker. Lo
avete visto l’ultimo episodio della saga più incredibile e spettacolare di
sempre? Io no, quindi vi prego NO SPOILER!
Ma basta blaterare e divagare.
Torniamo al nostro rarefatto e tostissimo mondo di Talpette. Impavide e
indomite Talpette.
Sapete bene che non ho mai amato
le mezze misure, le mezze parole e le mezze verità. Non dico che sia
consigliabile vivere o a 0 o a 100, al contrario sappiamo che la vita di un
diversamente abile è fondata sul compromesso, ma proprio per via di tutti questi
accordi a metà strada tra noi e il nostro animo che credo sia importante tenere
la testa alta e la schiena ben dritta.
Tra l’altro, in questa posizione
si vede anche molto meno la pancetta. Ma quanto abbiamo mangiato durante le
Feste? Troppo.
Prima del Santo Natale 2019 un
pensiero ha attraversato il mio cervello brulicante di idee – quasi tutte
irrealizzabili e utopistiche – e non lo ha più abbandonato. Anzi, si è
sedimentato e ne sono molto felice.
Non amo i piagnistei e le
costanti lamentele, meno che mai apprezzo le lamentele alle quali non fanno seguito
soluzioni. Però, dobbiamo ammettere che viviamo in un periodo storico buio. Magari
siamo talmente presi da tutto quello che stiamo facendo che forse non ce ne
rendiamo conto, ma spesso mi ritrovo a pensare che viviamo in un contemporaneo
medioevo. La nostra società, fondata sull’ellenismo, la romanitas e il
cristianesimo si sta sgretolando. I principi e i valori che hanno guidato l’Occidente
negli ultimi secoli stanno sfumando in una nebbia tossica di indifferenza e superficialità.
Tanti si sentono trattati come scimmie nella gabbia, pronte a sbranarsi per un
pezzo di pane o un briciolo di potere in più rispetto agli altri, mentre chi
davvero tiene le redini dell’esistenza resta a guardarci, ridendo a crepapelle
ogni volta che il nostro sangue schizza sulle pareti della gabbia. Siamo sommersi
da esempi negativi, privi di qualsiasi cultura, educazione o dignità,
applauditi ed ammirati come se fossero ritrovati incredibili della scienza
medica. Viviamo nella consapevolezza che l’onesto verrà vessato, in favore dei
disonesti incalliti.
Gotham City? Ci vorrebbe un eroe
pronto a salvarci.
Sappiamo però che i supereroi
appartengono alle favole e ai cinefumettoni. Però abbiamo a disposizione un
altro genere di eroi, reali, vivi, quotidiani lumi per una società in frantumi.
Gli atleti paralimpici.
Lo sport agonistico richiede
impegno, sacrificio, dedizione, fatica, dolore e un certo grado di follia. Quello
che tutti considerano come vita normale viene messo da parte in favore di
infinite ore di allenamento. Non solo gli atleti paralimpici sono dei veri e
propri atleti professionisti, ma sono degli eroi contemporanei. Ogni giorno
vincono la paura, vincono la delusione di una vita che sembrava avesse un verso
ben determinato e poi, improvvisamente, quella stessa vita non è più esistita
ed ha lasciato il posto ad una nuova vita, più complicata e provante. Gli atleti
paralimpici vincono i pregiudizi, la pena, la compassione e la tristezza. Sono la
concretizzano del rinascimentale homo faber fortunae suae e tutti dovremmo tenerlo
ben a mente. Gli atleti paralimpici sono capaci di stare dritti con la schiena,
coraggiosi e forti anche quando la schiena è spezzata. Gli atleti paralimpici
vedono perfettamente il futuro anche se magari non più per niente.
Gli atleti paralimpici sono
massicci, determinati e hanno quella fame di vincere che non nasce nella
speranza della gloria della medaglia e delle corone di allora, ma dalla voglia
di conquistare la propria vita, il proprio posto nel mondo.
Fanno tutto questo con il
tricolore addosso, l’inno italiano nel cuore e la voglia di rappresentare ai
massimi livelli il proprio Paese.
Io sono. Io vinco. Sempre.
Nella folle frenesia moderna,
nella superficialità e nelle stupidaggini che affollano le nostre giornate,
ricordiamo che ci sono persone nonostante le condizioni avverse e le
circostanze ostili, riescono a perseguire ed ottenere i loro obiettivi.
Un richiamo ad essere più
concreti, più solidi, più uniti e raccolti, guardando sempre avanti con
coraggio e onore tricolore.